18 luglio 2009

Phoney Money

Dal Corriere della Sera, 30/05/1996. C' e' un nuovo nome eccellente tra i sessanta indagati dell' inchiesta "Phoney Money". E' quello del comandante in seconda della Guardia di Finanza, generale di divisione Michele Mola, che ha ricevuto un avviso di garanzia firmato dal pm David Monti. Lo ha reso noto ieri sera lo stesso ufficiale in un comunicato nel quale esprime amarezza e sottolinea la sua completa estraneita' ai fatti. L' accusa sarebbe di favoreggiamento e violazione del segreto d' ufficio: Mola avrebbe avvisato Enzo De Chiara che la procura di Aosta aveva aperto un' inchiesta sul suo conto. Il generale sostiene di essere stato inquisito perche' fu a suo tempo "insignito di una onorificenza dell' Ordine dei Cavalieri di Malta, cui apparterrebbe, secondo quanto afferma il magistrato inquirente, anche il signor Enzo De Chiara". Aggiunge il generale: "Posso dire con tranquillita' che non ho mai violato i miei doveri d' ufficio o comunque discendenti dal mio stato, e che le illazioni del magistrato sono completamente destituite sia di fondamenti riscontrabili, sia di logica costruttiva". La notizia e' giunta al termine di una giornata che doveva essere cruciale per quel filone dell' inchiesta di Aosta riguardante l' attivita' di una associazione segreta che interferiva nei poteri dello Stato. Era infatti previsto un confronto tra Umberto Bossi, Roberto Maroni e Gianmario Ferramonti, il principale protagonista del presunto intrigo, indagato anche per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Ma il faccia a faccia e' saltato per impegni del leader della Lega, mentre Maroni ha fatto sapere che non intende presentarsi davanti al pm di Aosta perche' il magistrato doveva smentire insinuazioni sul suo conto. Monti non ha voluto commentare questo gesto di "disubbidienza civile", ma ha fatto notare che un testimone quando non si presenta commette reato. Cosi' , negli uffici della procura, e' rimasto solo Ferramonti, che e' stato interrogato per oltre sei ore su elementi nuovi emersi durante le indagini. Si e' parlato ovviamente anche di Enzo De Chiara, "consulente" di grandi aziende italiane e personaggio in ottimi rapporti con il presidente americano Bill Clinton. Il pm Monti lo accusa di favoreggiamento personale e rivelazione di segreto d' ufficio perche' sarebbe stato lui ad avvertire Ferramonti, dopo averlo saputo da Mola, che la procura di Aosta stava indagando sul suo conto e che i suoi telefoni erano sotto controllo. Una "soffiata" che . secondo gli inquirenti . ha creato gravi danni all' inchiesta. De Chiara non e' ancora stato interrogato perche' si troverebbe negli Stati Uniti. Anche a lui il magistrato intende chiedere spiegazioni su quella cena alla quale partecipo' nei giorni in cui stava nascendo il governo Berlusconi, presenti Umberto Bossi, il capo della polizia Vincenzo Parisi, Ferramonti e, verso la fine, anche Roberto Maroni. Davvero fu un incontro che determino' la nomina di un ministro? Ferramonti ieri ha spiegato che la cena fu organizzata solo per far conoscere a Parisi Bossi e Maroni, poiche' quest' ultimo sarebbe probabilmente diventato ministro dell' Interno. Alto, abbronzato, elegante, Ferramonti non si e' sottratto alle domande dei giornalisti. Annunciando di aver rilasciato un' intervista esclusiva a un settimanale, ha pero' solo detto che si definisce un patriota, che non ha alcun legame con i servizi segreti e che insiste per un confronto con Bossi. Intanto un' altra ombra inquietante si allunga sull' intrigo. Nel rifugio segreto di Ferramonti, a Cevo, in Valcamonica, perquisito sabato dalla Digos, sarebbero stati trovati documenti interessanti riconducibili a un' attivita' di spionaggio. Corvi Luigi

Ha pagato con la vita il suo impegno sociale.

La Estemirova era, una donna coraggiosa che ha pagato con la vita il suo impegno per i diritti umani e la giustizia sociale.
Da anni si battè per far sapere al mondo le violenze subite dal popolo ceceno, ma anche di strani legami tra politici, nuovi ricchi ed esercito islamico del Caucaso.
Due colpi di pistola hanno messo a tacere una voce scomoda.
Argomenti scomodi, di cui in Russia non si vuole e non si deve parlare.

Un pericolo per le istituzioni

Carlo Ripa di Meana, ministro dell‘Ambiente, raccontò che Amato l’aveva redarguito per il suo sostegno al pool di Milano: «Mi disse che l’azione giudiziaria di Mani pulite - come indicavano i servizi e il capo della polizia Vincenzo Parisi - era un pericolo per le istituzioni». E quando, il 15 dicembre, Craxi ricevette il primo avviso di garanzia, Amato si rivolse direttamente a lui in un famoso discorso: «Questa responsabilità, e qualunque responsabilità ci venga addebitata per questo ruolo, non è e non può essere solo tua, perché tu te la sei assunta per tutti noi... Le responsabilità tutte sono di tutti noi». Tre mesi dopo, il 5 marzo ‘93, il governo Amato varò il primo colpo di spugna: il decreto firmato dal ministro Conso che depenalizzava il reato di illecito finanziamento ai partiti e lo trasformava in semplice infrazione amministrativa, punibile con una comoda multa. Amato disse che gliel‘avevano chiesto i pm del pool. Borrelli smentì con un clamoroso comunicato. Ma Scalfaro respinse al