1 agosto 2009

Beba Canetov medijski guru!

Milov dvojac... Vladimir Beba Popović i Stanko Subotić Cane

Ratko Knežević, bivši bliski saradnik i kum Mila Đukanovića, rekao je u nastavku intervjua podgoričkim „Vijestima" da je Vladimir Beba Popović „medijski guru" Stanka Subotića Caneta. Knežević tvrdi da je Popović izmislio kako je „duvansku aferu" u hrvatskom „Nacionalu" plasirao bivši američki ambasador u Srbiji Vilijem Montgomeri, da bi mu se osvetio jer je Montgomeri tražio od Zorana Đinđića da izbaci Bebu iz Vlade.

Podsetimo, Knežević je u prvom delu intervjua optužio crnogorskog premijera Mila Đukanovića i srpskog biznismena Stanka Subotića Caneta da su vođe takozvane „duvanske mafije", za koju tvrdi da je napravila najveći ilegalan posao u Evropi. Knežević je rekao da je „duvanski kartel" okrenuo milijarde dolara i da ima i svoje vojno krilo koje je odgovorno za ubistva srpskog policijskog generala Radovana Stojičića Badže, zatim Vanje Bokana i Juse Bulića, kao i novinara Ive Pukanića („Nacional") i Duška Jovanovića („Dan").

Sreten Jocic, detto Joca Amsterdam.

Sono passati pochi mesi dalla misteriosa morte del direttore del quotidiano croato Nacional, avvenuta in una strana cornice di intrecci tra mafia balcanica e politica ad alti livelli. Le indagini sui possibili assassini di Ivo Pukanic, Zeljko Milovanovic e Bojan Guduric - per i quali la polizia croata ha promesso di dare un premio di 17000 euro per ogni possibile informazione - hanno portato alla conclusione che nell'omicidio di Pukanic sono stati coinvolti dei membri del clan di Zemun. L'organizzazione criminale, già nota nei Balcani per il loro coinvolgimento in molti crimini e omicidi di eccellenza, tra cui quello del Premier serbo Zoran Djindjic, e operazioni transnazionali di traffico di armi e di droga, oggi sembra essere tornato "al punto zero", dopo l`ultimo arresto del boss Sreten Jocic, detto Joca Amsterdam. Jocic è uno dei tipici personaggi dei film della mafia, che ha lavorato tanti anni in Bulgaria e Olanda, dove è stato anche arrestato e così ha avuto il soprannome di Amsterdam, con il quale è noto in tanti circoli mafiosi.



L'Avvocato di Joca Amsterdam, Zdenko Tomanovic, ha dichiarato che il suo cliente nega qualsiasi coinvolgimento nell'omicidio di Pukanic, confermando che il suo arresto è il prodotto dei giochi politici della Croazia. Tanto è vero che solo un paio di mesi fa, sulla base delle prove fornite dalla polizia croata, Domagoj Margetic - membro del Gruppo di ricerche sulla criminalità organizzata nel Sud-Est europeo - ha confermato il coinvolgimento di personaggi politici con gruppi criminali che operano nei Balcani. L'avvocato Tomanovic conferma, inoltre, che nessuna prova porta al suo cliente Amsterdam. “Jocic ha confermato che la Procura ha reagito solo perché è giunta una voce dalla Croazia, mentre i fatti che dovevano essere “provati” erano semplicemente che fosse inserito nel più grave crimine per l'omicidio di Pukanic, e nei giochi delle strutture dei servizi segreti croati e della polizia che è connessa con la mafia croata”, ha dichiarato Tomanovic. Quanto riportato da Tomanovic corrisponde, nel dettaglio, a quanto affermato dallo stesso Domagoj Margetic, analizzando le informazioni delle fonti presso la polizia croata (si veda Chi ha ucciso Pukanic? ), attirando le reazioni infastidite dei media croati.

Jocic non ha voluto rispondere a nessuna domanda posta dalla polizia fin quando non verranno prodotte anche le prove che giustificano tale arresto. Allo stesso, anche presso la Procura serba nessuno era in grado di confermare se fosse stata inviata dalla Croazia la documentazione connessa al "caso Pukanic". Oltre all'origine del mandato di arresto, circola tra i media la speculazione sulla possibile estradizione di Jocic, la quale non potrà essere concessa se dalla Croazia non arriva la documentazione e le prove che giustificano l'arresto. Facendo un confronto parallelo con il caso di Miladin Kovacevic, studente serbo accusato negli Stati Uniti per aver aggredito un collega americano, Brian Steinhauer, allora è stato deciso che il Processo si dovrà svolgere in Serbia. C'è da chiedersi se anche nel caso di Amsterdam accadrà lo stesso, oppure se davvero la Serbia entrerà nei giochi politici dalla Croazia.

L'assassinio del giornalista croato Ivo Pukanic.

Ratko Knezevic lancia una dura accusa nei confronti del Primo Ministro Milo Djukanovic, dicendosi convinto che dietro l'assassinio del giornalista croato Ivo Pukanic vi è il "cartello delle sigarette", vecchio impero di Djukanovic-Subotic. Knezevic, che ha anche rilasciato una dichiarazine nell'ambito dell'inchiesta della Direzione italiana per l'Anti-mafia sul contrabbando di sigarette e il riciclaggio di denaro tra Montenegro-Italia-Svizzera, spiega come il denaro della criminalità organizzata è stata trasferita sui conti delle banche svizzere, per essere poi reinvestiti in Montenegro o in altre attività criminali. Dicendosi preoccupato per la sua stessa vita, Knezevic decide di esporsi sui media e di parlare dell'Affare Djukanovic, entrando così a far parte del coro delle grandi rivelazioni dopo anni di silenzio, come hanno fatto lo stesso Subotic e Joca Amsterdam. L'omicidio di Pukanic dà ancora materiale di discussione, ma il vero problema non è la morte del direttore del giornale croato, bensì la destabilizzazione dell'equilibrio politico in Montenegro.
Spiega, dunque, che tra il 1999 e il 2000 sono stati riciclati circa 2,3 miliardi di marchi, passando attraverso le società Codex del Lichtenstein e la cipriota Dulwich gestito - come già spiegato dalla procura di Bari - da Djukanovic e Cane Subotic. Tuttavia, il percorso dei soldi non si è fermato lì, in quanto parla dell'esistenza di altri tre conti che sono stati, secondo le loro parole, sotto il controllo Djukanovic. Si tratta di conti in una piccola banca di Chiasso, la Banca Svizzera italiana, nella UBS Bank di Cugy (vicino Zurigo) e di un conto di risparmio presso la UBS di Lugano.

„Ne znamo gde je Subotić“

Direktori policija razmenili podatke o ubistvu Pukanića

Autor: T. Marković-Subota | 01.08.2009. - 05:00
Direktori policija razmenili podatke o ubistvu Pukanića
Beograd - Ubistvo Pukanića i najnoviji podaci iz istrage atentata na vlasnika zagrebačkog „Nacionala” bili su najznačajnija tema prekjučerašnjeg razgovora direktora srpske i hrvatske policije, Milorada Veljovića i Olivera Grbića, koji je održan u Bezdanu.

„Uprava policije nema saznanja da se Stanko Subotić nalazi u Crnoj Gori. Ukoliko dođe do takvih saznanja, biće preduzete mere radi njegovog lociranja, identifikovanja i daljeg postupka”, izjavila je juče za „Vijesti” portparol crnogorske policije Tamara Popović.

Podgorički list je prekjuče objavio da službeni automobil „bora”, koji je snimljen ispred luksuzne vile Stanka Subotića na Svetom Stefanu, koristi policijski službenik Zoran Jovanović, telohranitelj crnogorskog premijera Mila Đukanovića. Tu informaciju „Vijestima” je potvrdilo više dobro obaveštenih policijskih izvora, koji tvrde da je Jovanović jedan od glavnih Đukanovićevih pratilaca i „čovek koji uživa veliko poverenje premijera”.
- Policija ne pruža zaštitu niti obezbeđuje lica za kojima su raspisane međunarodne poternice - rekla je Tamara Popović.

Kako ubiti Borisa Tadića – Da li kumov kum Ratko Knežević dobro tumači signale iz svakodnevice balkanske politike

Vest iz Tamnog Potoka: Ko je kome dužan

Poslednji put, mimo privatnih kontakata, video sam Borisa Tadića, ako izuzmemo televiziju, pre jedno dva, tri meseca. Sedeli smo na terasi zgrade Predsedništva Srbije. Ritualno, u funkciji glavnog urednika, prisustvovao sam početku intervjua s predsednikom države na širom otvorenom balkonu koji je, s tačke gledišta jednog Zvezdana Jovanovića, idealan poligon za asasinaciju, mnogo pogodniji nego skučeno dvorište, parking na kome je ubijen Zoran Đinđić.

Sad da me ubijete ne bih umeo da vam kažem da li je to bilo mnogo ili malo pre nego što je, navodno, po sopstvenoj izjavi, Stipe Mesić, predsednik Hrvatske, upozorio u Sofiji Tadića da mu udružena balkanska mafija radi o glavi. Ali je Tadić rekao da su mu, mimo njegove volje, pooštrene mere bezbednosti koje se tiču njegove lične sigurnosti, a od tog dana, nije se više nikad popeo na tu terasu, koja je, uzgred rečeno, najprijatniji deo zgrade Predsedništva i gde bi predsednik, siguran sam, radije sedeo nego u kancelariji koja jeste povelika, ali joj bezdušnost oduzimaju jedino slike Tadićevih kćerki i Koraksove karikature, odabrane kao dokaz Tadićeve tolerancije. Manje-više ga prikazuju kao čoveka koji je produžio Koštuničin politički vek.

Hot pursuit trail after Pukanic’s assassins causes mafia unrest

Hot pursuit trail after Pukanic’s assassins causes mafia unrest
Investigation over murder of Ivo Pukanic and the arrest of seven suspects seriously imperiled security of Serbia President Boris Tadic and several other top officials of security-police services who ordered arrest of Sreten Jocic, the prime suspect.

Jocic is charged with organization of the assassination in Zagreb. He is believed to have paid EUR 1.5 millions to professional killer Zeljko Milovanovic and his associates in logistics. ‘Blic’ source from Serbia Home Ministry claims that the threats followed Jocic’s arrest and came from his closest associates.
‘Sreten Jocic is a head of the strongest criminal organization in Serbia’, our source says.
The decision over his arrest was made three days before the special police forces broke into a villa which Jocic rented and after the energy summit in Sofia held on April 23 attended by presidents of Croatia and Serbia, Stjepan Mesic and Boris Tadic.
As claimed by Ratko Knezevic it was then when ‘Mesic informed Tadic about indications on potential threat to Serbia President’s security learned during investigation over Pukanic’s murder’. In his interview with ‘Blic’ Knezevic accused the tobacco mafia for Pukanic’s murder and also said that the money from cigarette smuggling ended at bank accounts of Stanko Subotic and Milo Djukanovic.
Six days after Jocic’s arrest the police managed to trace Zeljko Milovanovic believed to have planted the explosive device at a parking lot of ‘Nacional’ in Zagreb on October 23 last year.
It is interesting that threats continued arriving even after Milovanovic’s arrest.
In recent week in his interviews with the ‘Vijesti’ daily and ‘Blic’ daily, Ratko Knezevic, Godfather of Montenegrin Prime Minister Milo Djukanovic spoke about ‘army wing of the tobacco cartel, the desperados ready to kill for little money’ and ‘the death cabinet that is in session in Podgorica’.

31 luglio 2009

TANTO PER RICORDARE

[A Palermo il contrabbando di tabacchi è gestito in prevalenza da associazioni facenti capo a Tommaso [Masino] Spadaro, Nunzio La Mattina e Pino Savoca.
Nunzio La Mattina è il primo "vettore" di morfina base dalla Turchia e dal Medio Oriente alla Sicilia, seguito poi dai Savoca e dagli Spadaro.
Le due maggiori multinazionali del tabacco, la Philip Morris (Philip Morris e Marlboro) e la Reynold (Camel e Winston), curano da Basilea, nell'ambito di export two, l'esportazione di tabacchi lavorati esteri verso i Paesi europei e del Medio Oriente attraverso tre società concessionarie:
- Algrado AG di Werner Denz,
- Balmex AG di Patrick Laurent,
- Basilio AG di George Kastl.
Questo circuito, distinto da export one che le due multinazionali gestiscono direttamente o a mezzo di altre concessionarie per l'esportazione e la vendita in specifici settori quali il sistema Duty Free, le sedi diplomatiche e le compagnie aeree, costituisce il canale di rifornimento dei contabbandieri di tabacco.
Nell'ambito di export two, il contrabbando si muove attraverso predeterminati canali commerciali: dalla Svizzera per l'Albania partono i tabacchi fabbricati - su licenza - dalla stessa Svizzera, mentre da Anversa (Belgio) per l'Albania partono i tabacchi fabbricati negli Stati Uniti. Il canale export two è utlilizzato anche per il traffico di stupefacenti e il riciclaggio delle somme provenienti da tali attività criminose: esso è infatti gestito dai tre concessionari: Werner Denz, Patrick Laurent e George Kastl.]

Lugano, si svolge il processo "Pizza connection".
Viene già evidenziato lo stretto rapporto associativo tra i siciliani Vito Palazzolo e Nunzio La Mattina (sostituito dopo il suo arresto da Antonino Rotolo), gli svizzeri George Kastl, Werner Denz, Paul Waridel e il turco Yasar Musullulu.

[Questo gruppo, nel 1982-83, aveva fatto pervenire a Yasar Musullulu, per il pagamento della morfina base, oltre 17 Mni di dollari.
Sempre nel 1982 (secondo le indagini svolte dall'Autorità giudiziaria di Firenze) un altro gruppo comprendente Gaetano Giuffrida, Tommaso [Masino] Spadaro, George Kastl, Delfino Colmegna, sono state accreditate somme per oltre 28 Mni di dollari in favore della Balmex (di Patrick Laurent) attraverso la Morgan Guaranty Trust di New York, e di circa 5 Mni di dollari in favore della Algrado (di Werner Denz).
Inoltre è risultato che i fratelli Werner e Martin Denz, servendosi anche di un loro ufficio in Grecia, fornivano assistenza logistica ai mezzi navali adibiti, di volta in volta, al trasporto di stupefaenti e di sigarette.]

27 luglio 2009

RATKO KNEZEVIC

Da ETELBORO. Il “club di Londra” le sigarette del Montenegro e le Banche svizzere

Ratko Knezevic, ex stretto collaboratore di Milo Djukanovic, rompe il silenzio di anni e decide di raccontare i retroscena del traffico di sigarette in Montenegro e del riciclaggio di denaro in un'intervista per il Vjesti. Sembra conoscere bene gli eventi della "indipendenza del Montenegro", ma dimentica di spiegare molte cose, raccontando la sua personalissima versione che lo vedono "estraneo agli eventi".

Con un'intervista rilasciata al quotidiano Vjesti, Ratko Knezevic, ex stretto collaboratore di Milo Djukanovic, rompe il silenzio di anni e decide di raccontare i retroscena del traffico di sigarette in Montenegro e del riciclaggio di denaro mediante le banche svizzere. Si unisce al coro dei cospirazionisti dell'assassinio del giornalista croato Ivo Pukanic e parla di "cartello delle sigarette" come vecchio impero della Djukanovic-Subotic Cane. Sembra che vi sia come una mano che serpeggia nella crisi di questi Paesi in transizione e orchestra gli eventi con i suoi guanti bianchi, trasformando i criminali di una volta, in pseudo-pentiti, pronti a testimoniare di spontanea volontà. Ex registi delle operazioni di riciclaggio e referenti di quelle strane fondazioni bancarie e servizi segreti, ora cercano di uscire dall'ombra tentando il salto di qualità, con la scusa di aver ricevuto minacce di morte. Non a caso questo accade proprio in un momento in cui Serbia, Montenegro e Italia stanno raggiungendo un accordo nel tentativo di mettere fine ad un'annosa questione irrisolta. Knezevic si veste così da giustiziere, dimenticando di dire molte cose, come per esempio il suo ruolo all'interno della rete del riciclaggio e poi nel Caso Mattei (Podgoricka Banka - UBS Bank) che in questo mosaico è un tassello importante. Ma andiamo per gradi, e facciamo qualche passo indietro.
Knezevic, vive a Londra, e questa è la prima volta dopo cinque anni che rilascia una dichiarazione per i media e sul suo rapporto con Djukanovic, dopo che è stato chiamato a testimoniare proprio dalla procura di Bari, nell'ambito dell'inchiesta sul traffico di sigarette tra Montenegro e Italia (si veda Rapporto inchiesta DIA di Bari su traffico di sigarette e riciclaggio in Montenegro ). Interrogato dal PM Scelsi, Knezevic afferma di aver lavorato per molti anni come consulente finanziario nel Stati Uniti, per poi ritornare in Montenegro come impiegato per una banca inglese che intendeva privatizzare alcune proprietà del Paese, tuttavia controllate da Djukanovic e dalla sua gente. Allora il Montenegro investiva solo nel contrabbando delle sigarette e nell'alluminio, come spiega lo stesso Knezevic, dicendosi estraneo a tali affari condotti esclusivamente da Djukanovic, perchè preferiva interessarsi solo di "privatizzazioni e investimenti". Parla dunque di Djukanovic come un uomo che controlla tutto in Montenegro, e che vuole fare della provincia serba uno Stato indipendente auto-finanziandosi con il traffico di sigarette.
Fu allora, nel 1996, che dice di aver incontrato a Roma "una persona di alto livello del Governo Italiano" che gli disse di raccomandare ai suoi collaboratori di fermare il contrabbando di sigarette. Di ritorno in Montenegro, dice di riferire il messaggio a Djukanovic, pianificando un incontro tra Maras (allora uomo cruciale di Djukanovic) e il rappresentante dei Servizi segreti italiani, il quale presentò un elenco di mandati di cattura di circa 30 persone con le prove del loro soggiorno in Montenegro, e delle intercettazioni degli italiani con il domicilio a Bar, Budva, Herceg Novi e dei discorsi dei loro "amici" montenegrini, lasciando così ad intendere che i Servizi italiani erano attivi in Montenegro, perché, ovviamente, controllavano la propria mafia "in emigrazione ".


Si descrive, agli stessi PM di Bari, come una persona integra, che assiste come testimone oculare di quello che definisce "il piano di Djukanovic per l'indipendenza", dopo aver caldamente sconsigliato Milo da questo affare. Nella sua vita di "semplice consigliere e impiegato di banca" incontra molti esponenti della criminalità organizzata balcanica, come Stanko Subotic Cane, capo del traffico di sigarette nei Balcani e poi compagno di affari dello stesso Djukanovic. Stranamente, nella sua posizione di amico-consigliere, viene a conoscenza degli affari dettagliati della creazione della MTT (Montenegrin Transit Tobacco) che gestirà il traffico di sigarette tra Italia e Montenegro, pagando sonanti tangenti per ottenere le licenze di esportazioni delle sigarette dal Montenegro. Knezevic dice di conoscere bene anche "la parte italiana" dell'affare , sia della malavita della Sacra Conora Unita, che degli ambienti finanziari di Milano che hanno gestito il collegamento svizzero, e così il riciclaggio di denaro. Spiega, dunque, che tra il 1999 e il 2000 sono stati riciclati circa 2,3 miliardi di marchi, passando attraverso le società Codex del Lichtenstein e la cipriota Dulwich gestito - come già spiegato dalla procura di Bari - da Djukanovic e Cane Subotic. Tuttavia, il percorso dei soldi non si è fermato lì, in quanto parla dell'esistenza di altri tre conti che sono stati, secondo le loro parole, sotto il controllo Djukanovic. Si tratta di conti in una piccola banca di Chiasso, la Banca Svizzera italiana, nella UBS Bank di Cugy (vicino Zurigo) e di un conto di risparmio presso la UBS di Lugano. Le società di Cipro, come spiega Knezevic, venivano usate come punto di accumulazione del denaro, trasferito in veri e propri sacchi con aerei privati , e lo stesso aereo del governo del Montenegro, con la registrazione N999 CX.
Nella sua intervista lancia così un appello al Dipartimento per la lotta contro il riciclaggio di denaro, il pubblico ministero del Montenegro che facciano un controllo dei conti bancari di queste due società (CODEX srl. e Dulwich), così come i numeri di conto, i nomi delle banche, i nomi di corrieri , le date di partenza e l'atterraggio degli aeromobili, la loro registrazione, i nomi dei capitani. Dice di rivolgersi agli stessi inquirenti italiani, che hanno documentato tutto. A gran voce reclama giustizia per il Montenegro e così la defenestrazione di Djukanovic, "il reggente del Montenegro e il boss della mafia montenegrina". A lui collega anche l'omicidio di Ivo Pukanic, il quale aveva condotto un'inchiesta sul traffico di sigarette in Montenegro, ed in particolare sulle attività di Stanko Subotic Cane. Non dice, però, che lo stesso Subotic era stato costretto più volte a sborsare cospicui "pacchi regalo" al direttore del Nacional dietro i ricatti per il suo silenzio. Conosce altrettanto bene la storia del riciclaggio di denaro e del ponte Italia-Svizzera, ma dimentica di spiegare molte cose, raccontando la sua personalissima versione contornata di tratti di eroismo che non gli appartengono. Innanzitutto dovrebbe spiegare qual era il suo vero ruolo in questa storia, in quanto crediamo poco al fatto che era un impiegato di banche inglesi ed americane, in quanto in realtà era un uomo delle banche, che ha usato Djukanovic per riciclare denaro, per arricchirsi da quel traffico e finanziare altri affari, anch'essi poco ortodossi. In secondo luogo, Knezevic ha affermato per i PM di Bari che un gruppo di italiani "hanno comprato bonds (collaterali) contro somme in garanzia emesse dal Governo Montenegrino presso la Podgorica Banka, per creare dei fondi di sviluppo per il Montenegro" ; spiega anche i conti della Podgorica Banca presso la UBS a Zurigo sono stati bloccati perché quelle garanzie non sono state pagate, considerando che non è stato presentato alcun progetto reale che testimoniasse l'utilizzo di quei soldi.

Però dovrebbe dirci perché si trovava all'Hotel Principe di Savoia di Milano presentandosi come rappresentante ufficiale del Montenegro, accompagnato dall'allora Ministro delle Finanze Predrag Goranovic, per incontrare Oriano Mattei, che aveva curato l'operazione della emissione dei collaterali. In quella occasione lo stesso Knezevic ha minacciato con modi mafiosi ed intimidatori Mattei e la sua famiglia, affinchè mettesse fine ad ogni tentativo di far intervenire le istituzioni e gli inquirenti. Infine, deve spiegare perché, dopo anni silenzio, decide di parlare dall'alto della sua "cittadinanza londinese", come portavoce della lobby anglosassone che fa sentire ancora la sua voce per destabilizzare il Montenegro e il nuovo legame con Serbia e Italia. Knezevic diventa il portavoce-pentito del Club di Londra, di quella lobby bancaria inglese che ha deciso di sferrare un altro attacco all'Italia, cominciando proprio da un affare irrisolto. Nei fatti, Djukanovic è sicuramente colui che ha usato i canali illeciti della criminalità organizzata per finanziare l'indipendenza del Montenegro, e l'intervista di Knezevic non aggiunge nulla di nuovo a quanto scoperto dagli inquirenti di Bari. E' chiaro, invece, che l'obiettivo non è solo Djukanovic, ma tutto ciò che è stato dietro di lui e cosa c'è anche adesso.