11 agosto 2009

Il suicidio del maresciallo Lombardo.

Lo scontro frontale covava sotto la cenere da anni. Ros dei carabinieri di Roma contro Procura di Palermo, anche se nessuna delle parti in causa ora ci tiene ad ammetterlo: e in mezzo al duello tra titani c'e' Angelo Siino, il "ministro dei Lavori pubblici di Toto' Riina", che prima di pentirsi ufficialmente era considerato una buona fonte confidenziale proprio dagli uomini dell'Arma. E come sempre, negli inestricabili intrighi siciliani, la verita' e' doppia: Siino, mette improvvisamente a verbale il capitano Giuseppe De Donno davanti ai magistrati di Caltanissetta, quando era mafioso a tutti gli effetti "mi parlo" di Guido Lo Forte (l'attuale procuratore aggiunto) e lo indico' assieme ad altri colleghi come uno dei magistrati infedeli che nel '91 gli consegnarono in anteprima il mega rapporto Ros sugli appalti in Sicilia. Un'accusa pesantissima, quella mossa dall'ufficiale dell'Arma, anche se per ora i conti della nuova stagione di veleni non tornano mica. Perche' proprio Siino, davanti a una precisa domanda dei magistrati siciliani, ha detto di recente di non sapere niente dei presunti comportamenti scorretti del dottor Lo Forte, citando piuttosto un altra fonte che gli consegno' il dossier - appalti (Salvo Lima?) e nomi di un paio di giudici della vecchia Procura non proprio specchiati. Ma questa, che si consuma in coincidenza con l'avvio del processo Dell'Utri, e' solo l'ultima battaglia tra il Ros di Roma e la procura di Palermo. Lo scontro parte da lontano, gli sgambetti reciproci e le manovre mai chiarite coincidono con alcune tappe fondamentali: la mega inchiesta sugli appalti in Sicilia condotta dal Ros (1991), l'arresto di Toto' Riina da parte del Ros (1993) con Caselli che scrisse una lettera infuocata al Comando generale di viale Romania per la mancata perquisizione del covo del boss dei boss. E ancora un altro scontro: il misterioso suicidio del maresciallo Antonino Lombardo che lavorava per il Ros in vista del rientro in Italia di Tano Badalamenti e che, secondo il Siino pentito, si era reso parallelamente disponibile per consegnare il mega rapporto sugli appalti a Cosa nostra. Nel '91, dunque, prima dell'inizio della dirompente Tangentopoli milanese, un filone d'indagine si apre in Sicilia seguendo le tracce degli affari di quel Filippo Salamone (fratello del grande accusatore di Di Pietro): l'allora procuratore di Palermo, Giammanco, delega il Ros: De Donno e' in prima fila, compila il famoso dossier - appalti e individua una sessantina di persone da arrestare. Ma poi finiscono in carcere solo una manciata di imprenditori, tra cui il "ministro" Siino e il geometra Giuseppe Li Pera: per l'Arma, quel ridimensionamento dell'indagine fu un grave affronto della Procura. Per alcuni magistrati di allora, invece, quel famoso rapportone di 900 pagine altro non era che il tentativo di fare esplodere la bomba tangenti ma senza provocare troppi danni. Anche in questo caso la verita' e' doppia. Sta di fatto, pero', che nel '91 il Siino non ancora pentito, ma ritenuto una buona fonte dal Ros, non tira fuori la grande storia di mafia e appalti con Cosa nostra che trattava a Roma come un partito politico. Quel primo tempo tra carabinieri e Procura va a finire cosi': Siino condannato a otto anni mentre le accuse mosse da Li Pera contro i magistrati palermitani vengono archiviate. Ora la partita sembra ripartire dal calcio di inizio. Nell'estate del '97, Siino si pente, viene gestito dalla Guardia di Finanza e racconta davanti ai magistrati di Palermo un quadro - appalti ben piu' inquietante, rispetto a quello delineato nel '91, intorno al quale ruotano mafia, gruppi industriali, partiti politici. Succede cosi' che il 13 ottobre scorso Gian Carlo Caselli vola a Torino per interrogare il generale Mario Mori, il capo del Ros, e il capitano De Donno. Non e' dato sapere cosa abbia chiesto il procuratore ai due ufficiali dell'Arma ma di sicuro il botta e risposta ruota intorno alla storia di Siino e al ruolo che ha esercitato il "ministro di Cosa nostra" prima e dopo il suo pentimento e le clamorose rivelazioni sul tavolo nazionale degli appalti. A dare l'ultima accelerazione allo scontro Ros - Procura, ci pensa il capitano De Donno. Lui, dopo quell'interrogatorio cui e' stato sopposto a Torino, corre dai magistrati di Caltanissetta a raccontare a scoppio ritardato le dichiarazioni di Siino sulla presunta infedelta' di Lo Forte. Perche' lo ha fatto solo ora? Per Caselli, "e' singolare che certe notizie siano diffuse proprio nei momenti piu' delicati dell'attivita' della procura di Palermo". Mentre per il comando generale di viale Romania, "non esistono e non sono mai esistiti conflitti tra l'Arma e la procura di Palermo". La guerra continua.

Martirano Dino

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