27 luglio 2009

RATKO KNEZEVIC

Da ETELBORO. Il “club di Londra” le sigarette del Montenegro e le Banche svizzere

Ratko Knezevic, ex stretto collaboratore di Milo Djukanovic, rompe il silenzio di anni e decide di raccontare i retroscena del traffico di sigarette in Montenegro e del riciclaggio di denaro in un'intervista per il Vjesti. Sembra conoscere bene gli eventi della "indipendenza del Montenegro", ma dimentica di spiegare molte cose, raccontando la sua personalissima versione che lo vedono "estraneo agli eventi".

Con un'intervista rilasciata al quotidiano Vjesti, Ratko Knezevic, ex stretto collaboratore di Milo Djukanovic, rompe il silenzio di anni e decide di raccontare i retroscena del traffico di sigarette in Montenegro e del riciclaggio di denaro mediante le banche svizzere. Si unisce al coro dei cospirazionisti dell'assassinio del giornalista croato Ivo Pukanic e parla di "cartello delle sigarette" come vecchio impero della Djukanovic-Subotic Cane. Sembra che vi sia come una mano che serpeggia nella crisi di questi Paesi in transizione e orchestra gli eventi con i suoi guanti bianchi, trasformando i criminali di una volta, in pseudo-pentiti, pronti a testimoniare di spontanea volontà. Ex registi delle operazioni di riciclaggio e referenti di quelle strane fondazioni bancarie e servizi segreti, ora cercano di uscire dall'ombra tentando il salto di qualità, con la scusa di aver ricevuto minacce di morte. Non a caso questo accade proprio in un momento in cui Serbia, Montenegro e Italia stanno raggiungendo un accordo nel tentativo di mettere fine ad un'annosa questione irrisolta. Knezevic si veste così da giustiziere, dimenticando di dire molte cose, come per esempio il suo ruolo all'interno della rete del riciclaggio e poi nel Caso Mattei (Podgoricka Banka - UBS Bank) che in questo mosaico è un tassello importante. Ma andiamo per gradi, e facciamo qualche passo indietro.
Knezevic, vive a Londra, e questa è la prima volta dopo cinque anni che rilascia una dichiarazione per i media e sul suo rapporto con Djukanovic, dopo che è stato chiamato a testimoniare proprio dalla procura di Bari, nell'ambito dell'inchiesta sul traffico di sigarette tra Montenegro e Italia (si veda Rapporto inchiesta DIA di Bari su traffico di sigarette e riciclaggio in Montenegro ). Interrogato dal PM Scelsi, Knezevic afferma di aver lavorato per molti anni come consulente finanziario nel Stati Uniti, per poi ritornare in Montenegro come impiegato per una banca inglese che intendeva privatizzare alcune proprietà del Paese, tuttavia controllate da Djukanovic e dalla sua gente. Allora il Montenegro investiva solo nel contrabbando delle sigarette e nell'alluminio, come spiega lo stesso Knezevic, dicendosi estraneo a tali affari condotti esclusivamente da Djukanovic, perchè preferiva interessarsi solo di "privatizzazioni e investimenti". Parla dunque di Djukanovic come un uomo che controlla tutto in Montenegro, e che vuole fare della provincia serba uno Stato indipendente auto-finanziandosi con il traffico di sigarette.
Fu allora, nel 1996, che dice di aver incontrato a Roma "una persona di alto livello del Governo Italiano" che gli disse di raccomandare ai suoi collaboratori di fermare il contrabbando di sigarette. Di ritorno in Montenegro, dice di riferire il messaggio a Djukanovic, pianificando un incontro tra Maras (allora uomo cruciale di Djukanovic) e il rappresentante dei Servizi segreti italiani, il quale presentò un elenco di mandati di cattura di circa 30 persone con le prove del loro soggiorno in Montenegro, e delle intercettazioni degli italiani con il domicilio a Bar, Budva, Herceg Novi e dei discorsi dei loro "amici" montenegrini, lasciando così ad intendere che i Servizi italiani erano attivi in Montenegro, perché, ovviamente, controllavano la propria mafia "in emigrazione ".


Si descrive, agli stessi PM di Bari, come una persona integra, che assiste come testimone oculare di quello che definisce "il piano di Djukanovic per l'indipendenza", dopo aver caldamente sconsigliato Milo da questo affare. Nella sua vita di "semplice consigliere e impiegato di banca" incontra molti esponenti della criminalità organizzata balcanica, come Stanko Subotic Cane, capo del traffico di sigarette nei Balcani e poi compagno di affari dello stesso Djukanovic. Stranamente, nella sua posizione di amico-consigliere, viene a conoscenza degli affari dettagliati della creazione della MTT (Montenegrin Transit Tobacco) che gestirà il traffico di sigarette tra Italia e Montenegro, pagando sonanti tangenti per ottenere le licenze di esportazioni delle sigarette dal Montenegro. Knezevic dice di conoscere bene anche "la parte italiana" dell'affare , sia della malavita della Sacra Conora Unita, che degli ambienti finanziari di Milano che hanno gestito il collegamento svizzero, e così il riciclaggio di denaro. Spiega, dunque, che tra il 1999 e il 2000 sono stati riciclati circa 2,3 miliardi di marchi, passando attraverso le società Codex del Lichtenstein e la cipriota Dulwich gestito - come già spiegato dalla procura di Bari - da Djukanovic e Cane Subotic. Tuttavia, il percorso dei soldi non si è fermato lì, in quanto parla dell'esistenza di altri tre conti che sono stati, secondo le loro parole, sotto il controllo Djukanovic. Si tratta di conti in una piccola banca di Chiasso, la Banca Svizzera italiana, nella UBS Bank di Cugy (vicino Zurigo) e di un conto di risparmio presso la UBS di Lugano. Le società di Cipro, come spiega Knezevic, venivano usate come punto di accumulazione del denaro, trasferito in veri e propri sacchi con aerei privati , e lo stesso aereo del governo del Montenegro, con la registrazione N999 CX.
Nella sua intervista lancia così un appello al Dipartimento per la lotta contro il riciclaggio di denaro, il pubblico ministero del Montenegro che facciano un controllo dei conti bancari di queste due società (CODEX srl. e Dulwich), così come i numeri di conto, i nomi delle banche, i nomi di corrieri , le date di partenza e l'atterraggio degli aeromobili, la loro registrazione, i nomi dei capitani. Dice di rivolgersi agli stessi inquirenti italiani, che hanno documentato tutto. A gran voce reclama giustizia per il Montenegro e così la defenestrazione di Djukanovic, "il reggente del Montenegro e il boss della mafia montenegrina". A lui collega anche l'omicidio di Ivo Pukanic, il quale aveva condotto un'inchiesta sul traffico di sigarette in Montenegro, ed in particolare sulle attività di Stanko Subotic Cane. Non dice, però, che lo stesso Subotic era stato costretto più volte a sborsare cospicui "pacchi regalo" al direttore del Nacional dietro i ricatti per il suo silenzio. Conosce altrettanto bene la storia del riciclaggio di denaro e del ponte Italia-Svizzera, ma dimentica di spiegare molte cose, raccontando la sua personalissima versione contornata di tratti di eroismo che non gli appartengono. Innanzitutto dovrebbe spiegare qual era il suo vero ruolo in questa storia, in quanto crediamo poco al fatto che era un impiegato di banche inglesi ed americane, in quanto in realtà era un uomo delle banche, che ha usato Djukanovic per riciclare denaro, per arricchirsi da quel traffico e finanziare altri affari, anch'essi poco ortodossi. In secondo luogo, Knezevic ha affermato per i PM di Bari che un gruppo di italiani "hanno comprato bonds (collaterali) contro somme in garanzia emesse dal Governo Montenegrino presso la Podgorica Banka, per creare dei fondi di sviluppo per il Montenegro" ; spiega anche i conti della Podgorica Banca presso la UBS a Zurigo sono stati bloccati perché quelle garanzie non sono state pagate, considerando che non è stato presentato alcun progetto reale che testimoniasse l'utilizzo di quei soldi.

Però dovrebbe dirci perché si trovava all'Hotel Principe di Savoia di Milano presentandosi come rappresentante ufficiale del Montenegro, accompagnato dall'allora Ministro delle Finanze Predrag Goranovic, per incontrare Oriano Mattei, che aveva curato l'operazione della emissione dei collaterali. In quella occasione lo stesso Knezevic ha minacciato con modi mafiosi ed intimidatori Mattei e la sua famiglia, affinchè mettesse fine ad ogni tentativo di far intervenire le istituzioni e gli inquirenti. Infine, deve spiegare perché, dopo anni silenzio, decide di parlare dall'alto della sua "cittadinanza londinese", come portavoce della lobby anglosassone che fa sentire ancora la sua voce per destabilizzare il Montenegro e il nuovo legame con Serbia e Italia. Knezevic diventa il portavoce-pentito del Club di Londra, di quella lobby bancaria inglese che ha deciso di sferrare un altro attacco all'Italia, cominciando proprio da un affare irrisolto. Nei fatti, Djukanovic è sicuramente colui che ha usato i canali illeciti della criminalità organizzata per finanziare l'indipendenza del Montenegro, e l'intervista di Knezevic non aggiunge nulla di nuovo a quanto scoperto dagli inquirenti di Bari. E' chiaro, invece, che l'obiettivo non è solo Djukanovic, ma tutto ciò che è stato dietro di lui e cosa c'è anche adesso.

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